Il legno carbonizzato di Ercolano

Il legno carbonizzato è una delle particolarità del sito archeologico di Ercolano. Ma come è stato possibile, a seguito dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., conservare un materiale tanto delicato? Tutto è accaduto grazie al particolare fenomeno di seppellimento che ha interessato l’antica città.

Eruzione e conservazione del legno

Hercolaneum fu sepolta durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. L’attività esplosiva iniziò intorno alle 13:00 del 24 ottobre, quando si formò una colonna di gas, cenere e lapilli che raggiunse i 30 km di altezza. Verso l’una del giorno successivo la colonna vulcanica collassò e una nube ardente raggiunse in pochi istanti Ercolano, provocando la morte istantanea degli abitanti per shock termico. L’eruzione durò ancora diverse ore e dal vulcano furono emesse tonnellate di magma, vapore acqueo e gas. Alla fine della catastrofe la città di Ercolano si ritrovò sepolta sotto una coltre di depositi vulcanici alta fra i 16 e i 30 metri. I flussi piroclastici, ad altissime temperature e privi di ossigeno, penetrarono in ogni punto della città. Il particolare fenomeno di seppellimento creò come una sorta di sottovuoto e rese possibile la conservazione di materiali organici, come il legno.

Elementi architettonici in legno carbonizzato

Gli elementi architettonici in legno carbonizzato conservati negli scavi di Ercolano hanno permesso di avere una visione completa dell’aspetto degli edifici. Le strutture spesso erano a due piani: in molti casi vi sono ancora le travi dei solai e le scale per accedere ai piani superiori.

tramezzo di legno che separa due ambienti della casa, l'atrio dal tablinio.
Tramezzo di legno

Nella facciate ritroviamo finestre e maestose porte d’ingresso. In città era molto utilizzato un sistema costruttivo detto opus craticium. Una tecnica edilizia con la quale si realizzavano pareti con un’intelaiatura in legno, riempita con materiali diversi. Un sistema semplice ed economico paragonabile alle moderne pareti in cartongesso. Ma la testimonianza più eccezionale ritrovata ad Ercolano nell’ambito dell’architettura privata è sicuramente un tramezzo di legno. Si tratta di una raffinata parete divisoria in legno ritrovata in una casa. Il tramezzo aveva tre aperture ed era posizionato tra l’atrio e il tablinio, ovvero l’ufficio della casa. Il suo scopo era molto probabilmente quello di garantire maggiore privacy durante gli incontri d’affari.

Arredi lignei di botteghe e case

Arredo ligneo della bottega della casa di Nettuno e Anfitrite
Bottega della casa di Nettuno e Anfitrite

Tra gli esemplari meglio conservati di arredo ligneo di Ercolano è d’obbligo citare quelli della bottega vinaria della casa di Nettuno e Anfitrite, il più completo esempio di attività commerciale ritrovato nell’area vesuviana. Il locale era gestito da uno schiavo che viveva in una stanza al piano superiore e, come si dice a Napoli, “faceva casa e puteca”. In questa casa-bottega vi è poco da immaginare poiché tutto è lì, d’avanti agli occhi di chi osserva. Si riconoscono perfettamente la transenna del soppalco, un tramezzo divisorio e dei ripiani per disporre le anfore del vino in modo coricato. Altri esempi di arredo ligneo conservati provengono principalmente dalle case private. Il sito archeologico custodisce una gran quantità di mobili come letti, culle, armadi, larari, tavolini e sgabelli che restituiscono momenti di vita quotidiana donando forti emozioni ai visitatori.

Padiglione barca

Tra le scoperte più importanti del sito archeologico c’è quella avvenuta il 3 agosto del 1982 quando dal fango vulcanico iniziò ad emergere la chiglia di una barca, danneggiata, rovesciata sul litorale durante l’eruzione ed in seguito sepolta e sigillata dai flussi vulcanici. L’aspetto della barca era simile ad un grosso gozzo moderno. Le dimensioni erano 9 m di lunghezza, 2,20 di larghezza e 1 m circa di altezza. L’ottimo stato di conservazione della zona di poppa ha permesso di studiare le tecniche di costruzione ed i legni utilizzati. L’imbarcazione parzialmente recuperata è visibile nel “Padiglione della barca“, situato nel pressi dell’ingresso all’area archeologica. In questo spazio espositivo sono conservati anche altri reperti, inerenti le attività marine, ritrovati sulla spiaggia tra cui piccoli oggetti come galleggianti, uncini, forcine e pesi di piombo ma anche dei remi, un’ancora, delle corde e delle anfore utilizzate per il trasporto di merci.

Questa grande collezione di reperti in legno carbonizzato è un unicum del sito di Ercolano, un’immensa ricchezza capace di far scoprire quei dettagli della vita quotidiana e svelare la parte più intima dell’antica Hercolaneum.

Vieni a visitare con noi Ercolano, ti accompagneremo nei luoghi più belli del sito archeologico alla scoperta dei resti di legno carbonizzato e non solo.

Riferimenti

I legni carbonizzati di Ercolano: storia delle scoperte e problematiche conservative

Pompei, Oplontis, Ercolano, Stabiae, editori Laterza