Virgilio mago e protettore di Napoli

Publio Virgilio Marone, è stato il più importante poeta dell’antica Roma. Le sue opere, studiate sin da quando era in vita, si ritrovano ancora oggi sui banchi di scuola. Nella città di Napoli, dove visse gli ultimi anni della sua vita, fu apprezzato non solo come poeta ma anche come mago. I partenopei erano convinti che Virgilio possedeva dei potenti «poteri magici» che utilizzò a fin di bene per la città.

Virgilio mago raccontato ai bambini

Da poeta a mago

E’ nel Medioevo che la figura di Virgilio Mago inizia a prendere forma. I primi a raccontare le sue doti da stregone furono il chierico inglese Giovanni di Salisbury e il cancelliere dell’imperatore Enrico VI, Corrado di Querfurt. I due narrarono solo le magie che Virgilio fece a Napoli, in seguito le penne di altri scrittori aggiungeranno ulteriori aneddoti e leggende. Tra le più note c’è quella di Matilde Serao. La scrittrice dedica a Virgilio Mago un intero capitolo del suo libro «leggende napoletane». La Serao ce lo descrive come un giovane, alto e bello, che camminava con la testa curva e mormorava frasi incomprensibili. Tante sono le magie citate nel libro, come quella della mosca d’oro e del pesce di pietra.

In allora Parthenope era molestata da una grande quantità di mosche, mosche che si moltiplicavano in così grande numero e davano tanto fastidio, da farne fuggire i tranquilli e felici abitatori. Virgilio, per rimediare a così grave sconcio, fece fare una mosca d’oro, qualmente prescrisse – e dopo fatta, le insufflò, con parole, la vita: la quale mosca d’oro se ne andava volando, di qui e di là, ed ogni mosca vera che incontrava, faceva morire.

Certi pescatori della spiaggia napoletana e propriamente quelli che dimoravano sulla strada, chiamata in seguito Porta di Massa, andarono da Virgilio, lagnandosi della scarsa pesca che vi facevano e chiedendo a lui un miracolo. Virgilio li volle contentare e in una grossa pietra fece scolpire un piccolo pesce, disse le sue incantagioni e piantata la pietra in un punto, il mare fruttificò mai sempre di pesci innumerevoli.

L’uovo di Virgilio

La leggenda più famosa, riguardante le magie di Virgilio a Napoli è di sicuro quella dell’uovo magico. Si narra che Virgilio mise l’uovo all’interno di una caraffa di vetro piena d’acqua, a sua volta sospesa in una gabbia e nascosta sull’isolotto di Megaride, dove ora sorge il Castel dell’Ovo. Virgilio annunciò che la rottura dell’uovo avrebbe provocato la distruzione della città. Per secoli l’uovo rimase intatto e protesse la città fino alla presunta rottura nel 1370. Quell’anno un forte terremoto causò dei problemi al castello, ma i napoletani diedero la colpa ad un soldato che avrebbe casualmente rotto l’uovo durante una fuga. Giovanna I, regina del regno di Napoli, acquietò il suo popolo provvedendo alla sostituzione dell’uovo e la città ritornò la tranquillità. La fama di Virgilio nella città partenopea fu tale che i napoletani lo considerarono il loro protettore, fino all’arrivo di San Gennaro.