Pompei e l’intrattenimento

Pompei ha restituito reperti che ci permettono di conoscere la vita quotidiana: attrezzi e botteghe ci raccontano dei mestieri, case e suppellettili ci descrivono la vita privata, mentre iscrizioni e templi ci parlano della vita pubblica. Ma come s’intrattenevano nel tempo libero?

Come ci s’intratteneva 2000 anni fa?

Tra gli edifici pubblici di Pompei ci sono ben due teatri ed un anfiteatro. I primi destinati a spettacoli teatrali o musicali, il secondo ai ludi gladiatori. Le diverse capienze rivelano l’interesse riscosso dai diversi tipi di spettacoli: circa 1200 spettatori per l’Odeion, 5000 per il teatro grande e 15000 per l’anfiteatro.

Pompei e gli spettacoli teatrali

L’Odeion e il teatro grande hanno strutture molto simili: forma a ferro di cavallo con gradinate (cavea) divisa in settori orizzontali in cui gli spettatori venivano separati in base al ruolo sociale; un’orchestra al centro e un palcoscenico al di sotto del quale venivano sistemati i vasi risuonatori che avevano la funzione di amplificare i suoni.

Teatro grande di Pompei
Teatro Grande di Pompei durante una rappresentazione serale (2018)

I due teatri ospitavano rappresentazioni diverse: commedie e tragedie per il grande, musica, declamazioni letterarie e spettacoli di mimo per l’Odeion. Quest’ultimo aveva un tetto in legno, mentre il grande era scoperto e all’occorrenza si utilizzava il velarium.

Odeion di Pompei
Odeion di Pompei

Gli spettacoli erano generalmente offerti da politici e magistrati. I più generosi offrivano oltre al velarium anche le sparsiones (getti di acqua profumata sparsa da schiavi mentre scendevano le gradinate). L’ingresso era gratuito, ma bisognava procurarsi la tessera: una tavoletta d’osso che serviva a controllare gli accessi ed identificare il settore assegnato. In questo modo si limitava anche la presenza di personaggi importuni. Chi ingiuriava o diffamava qualcuno era tenuto lontano.

Quadriportico dei teatri  di Pompei
Quadriportico dei teatri

In attesa dell’inizio gli spettatori sostavano nel cosiddetto quadriportico dei teatri o facevano acquisti dai venditori ambulanti. Al suono del flauto che indicava l’inizio dello spettacolo tutti si recavano agli ingressi dove i dissignatores gli indicavano il posto assegnato. Gli spettatori, per pochi denari, potevano anche noleggiare un cuscino. Una volta riempito il teatro, il praeco raggiungeva l’orchestra annunciando il titolo dell’opera e facendo una breve introduzione. Da questo momento aveva inizio lo spettacolo.

L’anfiteatro

Di forma ellittica, è costituito da un’arena centrale e una cavea suddivisa anch’essa in settori orizzontali. Come nei teatri, i posti più vicini al centro dell’azione erano riservati ai personaggi eminenti talvolta accompagnati dalle proprie donne, mentre la parte superiore era destinata alle fasce più umili della popolazione.

I munera gladiatoria erano molto seguiti e si riscontrava la stessa passione che oggi unisce i tifosi alla propria squadra di calcio. Gli spettatori arrivavano anche da altre città e a Pompei sono attestate almeno 13 scuole gladiatorie. Anche questi spettacoli erano offerti da politici o candidati e più erano sfarzosi, più i gladiatori erano famosi, più ricco e potente era il finanziatore.

Programmi dei giochi gladiatori

Gladiatori di Pompei
Gladiatori di Pompei scoperti nel 2019

La kermesse iniziava già la sera prima, quando l’editor (organizzatore dei giochi) offriva una cena gratuita durante la quale il pubblico poteva ammirare e studiare i protagonisti delle lotte, e magari prepararsi alle scommesse. Il giorno seguente, dopo aver fatto sfilare le armi e controllato la funzionalità, si procedeva con le venationes: lotte con animali selvaggi che a Pompei potevano essere orsi o lupi, mentre negli anfiteatri più importanti comparivano anche tigri, struzzi ed elefanti. A queste seguivano le condanne a morte che per l’occasione erano spettacolarizzate: i condannati erano costretti a combattere contro le bestie e a Pozzuoli nel 305 d. C. anche S. Gennaro fu costretto alla damnatio ad bestias, ma le fiere si inginocchiarono al suo cospetto. Nel pomeriggio si passava alle lotte vere e proprie dove i gladiatori più forti e famosi si esibivano per ultimi.

Sugli spalti ed intorno all’anfiteatro il popolo era in tumulto e le scommesse erano un intrattenimento collaterale.

Intrattenimenti quotidiani

Il gioco d’azzardo non era consentito, ma anche nell’antica Pompei le regole sono fatte per essere trasgredite. Non solo si puntava sui gladiatori, ma altre lotte allietavano le menti pompeiane. I galli erano più semplici da trovare e da far combattere, per i gladiatori bisognava attendere l’organizzazione degli spettacoli. Il giorno prima del combattimento erano nutriti con aglio per incattivirli e al momento della lotta si montavano speroni di ferro alle zampe per renderla più cruenta.

Dadi ed astragali
Dadi ed astragali provenienti da Pompei

Altre scommesse venivano fatte con il gioco dei dadi o degli astragali: questi ultimi molto simili ai dadi, ma con 4 facce. Si gettavano sul tavolo da gioco usando un recipiente e urlando il nome della propria donna o di una divinità.

Il gioco d’azzardo generalmente era proibito, ma ciò non impediva di fare puntate nemmeno agli imperatori: Augusto stesso racconta di aver perso 20.000 sesterzi in una sola giocata, mentre Nerone ne puntava 400 per ogni lancio. Era concesso giocare solo durante i Saturnali, feste durante le quali c’era libertà e allegria per tutti.

Gli usurai di Pompei

Nelle taverne pompeiane non di rado si trovano graffiti che indicano i debiti contratti dai giocatori. Molti di questi si rivolgevano agli strozzini e a Pompei molto conosciuta era Faustilla, che secondo un graffito, ha prestato a Vettia 15 denari con un interesse del 45% annuo. Si tratta di persone che disponevano di ingenti patrimoni. Anche l’ argenterius (banchiere) prestava denaro con interessi molto alti e a Pompei il più conosciuto era Cecilio Giocondo: nella sua cassaforte furono trovate 150 tavolette cerate che parlano dei prestiti e dei contratti da lui concessi.

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