Manifatture reali: la rinascita borbonica (parte 1)

Quando Carlo di Borbone arriva a Napoli le casse statali erano vuote, la povertà dilagava e la stessa capitale versava in condizioni pietose. Il re intraprese una politica volta a risollevare il suo regno e promosse lo sviluppo economico ed artistico attraverso le manifatture reali.

La politica di Carlo

Carlo intuì sin da subito le potenzialità del suo nuovo regno, bisogna solo fare qualche ritocco qua e la per rimetterlo in piedi. Il nuovo re non si perse d’animo e avviò una serie di iniziative. Fra fra quelle commerciali più importanti, istituì la Giunta di Commercio, intavolò trattative con turchi, svedesi, francesi e olandesi, cercò di sfruttare le risorse minerarie, tassò alcune proprietà della Chiesa. Inoltre aggiornò il sistema tributario e varò un nuovo codice legislativo che se da un lato non sconvolse l’assetto sociale, dall’altro operò un gran riordino. Ma il re non si limitò alla sfera politico-commerciale.

Carlo intraprese, infatti, varie iniziative artistiche e culturali. Queste miravano allo sviluppo artistico-culturale del suo regno e ad accrescere la gloria e la fama della sua famiglia. Avviò, inoltre, imprese edilizie come la costruzione del Teatro S. Carlo, delle Regge di Capodimonte, di Caserta e di Portici, o il restauro di Palazzo Reale.

Il re istituì scuole di Stato come l’Accademia del disegno, l’Arazzeria reale e la ben più famosa Real fabbrica di Porcellane. D’altronde questi grandiosi edifici meritavano arredi e decori sontuosi e all’altezza della dinastia borbonica.

Le manifatture reali avviarono il processo di sviluppo e ammodernamento. E mentre soddisfano le necessità reali, offrono lavoro mettendo in moto la macchina economica. Inoltre, Carlo diede solo il via ad una pratica in cui si dilettarono anche i suoi discendenti.

La prima manifattura reale: l’ arazzeria

Manifatture reali: arazzeria
Chiesa e convento di S. Carlo alle Mortelle

Tra le prime manifatture reali create dai Borbone c’è l’arazzeria, istituita da Carlo nel 1737. Contemporaneamente chiusero le fabbriche medicee del Granducato di Toscana e il sovrano di Napoli seppe cogliere l’occasione. Offrì lavoro ad artisti e artigiani toscani, procurandosi maestranze di alto livello che gettarono le basi alla scuola Napoletana.

Ovviamente il re seppe circondarsi di persone in grado di attuare le sue idee; infatti affidò l’incarico di costituire la fabbrica al segretario di stato José Joaquin Guzman de Montealegre che avviò il reclutamento di tutti i migliori professionisti toscani. Nominò direttore Domenico Del Rosso e Provveditore G.F. Pieri, entrambi già direttori a Firenze.

Alle maestranze affiancò apprendisti locali che lavoravano gratuitamente formando il primo nucleo di una scuola nazionale. La sede era situata nel convento di San Carlo alle Mortelle. I primi arazzi realizzati ritraevano i sovrani e nel 1739 era pronto quello di Carlo.

Ritratto Carlo di Borbone

Introduzione di nuove tecniche

L’arazzeria ebbe un forte impulso quando, con la costruzione della Reggia di Caserta, si presentò la necessità di creare nuove opere. In particolare re Carlo aveva ricevuto in dono da Luigi XV una serie incompleta di arazzi raffiguranti le avventure di Don Chisciotte. Per portare a termine l’opera che avrebbe abbellito la nuova reggia di Carlo non bastavano i maestri napoletani. Gli arazzi erano stati realizzati con una tecnica diversa da quella napoletana. Fu quindi ingaggiato il romano Pietro Duranti che attirò alla corte di Napoli artigiani romani e torinesi esperti della tecnica dell’alto liccio. La fabbrica fu divisa in due settori: uno che lavorava ad alto liccio (tessitura verticale) diretto dal Duranti, e uno diretto dal Del Rosso che lavorava a basso liccio (tessitura orizzontale).

Gli arazzi napoletani

Gli arazzi napoletani avevano due caratteristiche che i differenziavano da quelli europei: l’uso della seta grezza e, di conseguenza, i colori meno sgargianti che gli davano un’eleganza neoclassica. A volte s’inserivano anche pietre preziose. Con la lavorazione ad alto liccio era possibile velocizzare la produzione e creare immagini più elaborate.

Ciclo di arazzi di Amore e Psiche, Salone d’Ercole, Palazzo reale

L’arazzeria Borbonica subì un duro arresto con lo scoppio della rivoluzione partenopea nel 1799, sotto il regno di Ferdinando. Il dover sedare i rivoltosi, la conseguente repressione e il successivo arrivo delle truppe francesi tennero impegnate le energie reali e la produzione ebbe fine. In totale l’arazzeria borbonica realizzò 213 arazzi.

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