Re Ferrante e i baroni napoletani

Ferdinando I, conosciuto come Ferrante, salì al trono a 35 anni dopo la morte del padre. Figlio illegittimo di Alfonso, dovette lottare duramente per difende i suoi diritti. Il padre, preoccupato per la successione, dichiarò Ferrante come suo erede già nel febbraio del 1440, assicurandosi anche l’approvazione dei baroni del Regno. A questa dichiarazione si aggiunsero la nomina a Duca di Calabria nel 1443, la proclamazione come erede da parte del parlamento dei baroni e ben due bolle papali.

Nonostante ciò, quando nel 1458 Alfonso morì, per Ferrante iniziarono i guai.

La rivolta dei baroni e la vendetta di Re Ferrante raccontata ai bambini

L’inizio della congiura dei Baroni

Il regno ereditato da Ferrante era molto instabile, minacciato sia dall’interno che dall’esterno. I primi problemi arrivarono con la nomina a papa di Callisto III che non lo confermò erede al trono e si alleò ai baroni napoletani nella lotta contro di lui. La situazione, dopo pochi mesi, sembrò migliorare, infatti il papa morì ed il suo successore ristabilì l’equilibrio prendendo nuovi accordi col re. Ma un’altra minaccia era alle porte: nell’ottobre del 1459 Giovanni d’Angiò, che rivendicava il trono, si mise al comando di un’insurrezione dei baroni contro Ferrante. Iniziò una vera e propria guerra che si concluse a favore degli Aragonesi dopo quattro anni, con lo scontro finale sull’isola di Ischia. A questo punto tutto sembrava risolto e seguirono venti anni di pace interna durante i quali Ferrante iniziò una modernizzazione dello Stato che mirò principalmente a rafforzare il suo potere a discapito di quello baronale e ad uno sviluppo dell’economia a favore della nuova classe imprenditoriale. Questa politica non fu accettata dai baroni che organizzarono una nuova congiura.

Porta bronzea del Maschio Angioino commissionata da Ferrante per celebrare la vittoria contro Giovanni d'Angiò e i Baroni.
La vittoria di Ferrante contro Giovanni d’Angiò e i baroni – porta del Maschio Angioino

L’epilogo della congiura e la vendetta di Ferrante

A capo di questa seconda congiura ci fu il principe di Salerno Antonello Sanseverino. Il piano dei baroni, appoggiati dal Papa, era di isolare il re nella capitale, bloccando tutte le vie di comunicazione, e far penetrare nel regno le truppe alleate. Ferrante però, che nel frattempo non aveva mai abbassato la guardia, intuì il tranello e giocando d’anticipo riuscì ancora una volta a sconfiggere i baroni. Questa vittoria militare non bastò al re che architettò una vendetta. Il 13 agosto del 1487 invitò i baroni a Napoli al Castel Nuovo. La motivazione ufficiale era quella delle nozze della nipote Maria Piccolomini con Marco Coppola, figlio del conte Sarno uno dei capi della congiura. In realtà si trattava di una trappola: durante il banchetto furono serrate tutte si le porte e gli invitati furono arrestati. L’intero castello si trasformò in una prigione e subito vennero avviati i processi. In ricordo di questo evento la “sala Mayor” del Castello fu ribattezzata “sala dei Baroni”.

Soffitto a stella della Sala dei Baroni

Principali riferimenti

  • Medioevo dossier n. 29 Novembre/Dicembre 2018. Le grandi dinastie dell’Italia medievale