L’opera di Basile scelta per un progetto digitale, al fine di intrattenere curiosi e appassionati di fiabe e racconti napoletani durante la pandemia. Andiamo alla scoperta di un libro che, oggi come ieri, ispira e ha ispirato numerose opere letterarie e cinematografiche.
Le fiabe de “Lo cunto de li cunti” raccontate nei giorni della pandemia 2020
L’associazione The Beggars’ Theatre – Il Teatro dei Mendicanti sceglie le fiabe de “Lo cunto de li cunti” per intrattenere curiosi e appassionati nei giorni della pandemia 2020.
Si tratta di un progetto digitale cominciato il 14 marzo 2020 dal nome “Lo cunto de li cunti – nella città di Napoli durante la terribile pandemia dell’ a.d. 2020”. Un progetto curato dal direttore artistico Mariano Bauduin che prevede 51 video e 23 cuntisti per raccontare una fiaba al giorno dell’opera di Gianbattista Basile. Un video per ogni giorno, pubblicato alle ore 20:30 e che è possibile vedere accedendo alla pagina facebook dell’associazione.
Il progetto ha attirato l’attenzione anche dell’Assessorato alla cultura e al turismo del comune di Napoli che sceglie di condividere qualche contenuto sulla propria pagina facebook.
Il progetto digitale dei The Beggars’ Theatre è adatto a chi vuole trascorrere queste giornate di quarantena andando alla scoperta delle più antiche fiabe napoletane, che nel tempo hanno ispirato scritti, film e rappresentazioni teatrali.
Lo cunto de li cunti: la raccolta di fiabe dedicate agli adulti
“Lo cunto de li cunti” è una raccolta di 50 fiabe scritta da Gianbattista Basile tra il 1634 e il 1636. È una delle raccolte di fiabe più antiche, meglio conosciuta con il nome di “Pentamerone“, termine che Benedetto Croce sceglie per la sua traduzione dell’opera e nome che fa riferimento alla struttura dei racconti: molto simile a quella usata da Boccaccio nel Decamerone.
Basile ambienta le sue storie nei luoghi in cui è vissuto – in Campania e in Basilicata – e racconta di una Napoli chiassosa, piena di bordelli e risse, una Napoli plebea e miserabile.
Ecco perché quest’opera, contrariamente a quanto avviene con le fiabe, si rivolge meglio ad un pubblico adulto, perché caratterizzata da contenuti piuttosto complessi per dei bambini.
In quest’opera troviamo anche riferimenti a pietanze tipiche della tradizione pasquale napoletana.
Casatiello e pastiera, il re e la regina delle tavole napoletane dei giorni di Pasqua, vengono menzionati anche nella raccolta di Basile, in particolare nel racconto della Gatta Cenerentola. Il re osservando il banchetto preparato per ritrovare la proprietaria della scarpetta, menziona il casatiello e la pastiera tra i cibi presenti sulla tavola. Prova del fatto che già nel ‘600 queste pietanze allietavano i palati dei napoletani.
Una trama da cornice
La prima fiaba narrata nel libro “Lo cunto de li cunti” fa da cornice a tutti i 49 racconti che seguono, rappresentando la vicenda principale dell’opera. Si tratta della storia della principessa Lucrezia – chiamata Zoza – che si trova nella condizione di non riuscire più a ridere.
Il padre tenta con buffoni e saltimbanchi a strapparle un sorriso senza mai riuscirci.
Un giorno Zoza, affacciata al balcone, vede una vecchia cadere e scoppia finalmente a ridere; questo gesto però viene punito dall’anziana che lega Zoza a una maledizione: la giovane potrà unirsi al suo promesso sposo Tadeo solo dopo aver riempito con le sue lacrime un’anfora in 3 giorni. Solo così Tadeo potrà risvegliarsi dallo stato di morte apparente e sposarla.
Zoza inizia l’impresa e quando è quasi arrivata alla fine, ormai stanca, chiede ad una serva di sostituirla e continuare a piangere per lei. La serva riempie l’anfora e al risveglio di Tadeo lo sposa. Zoza decide così di prendere la situazione in mano, convince la sua ex serva ad ascoltare qualche fiaba e incarica dieci orribili vecchie di raccontare una fiaba ciascuna per cinque giorni.
L’ultimo giorno Zoza si sostituisce alla novellatrice e, in presenza del re Tadeo, racconta la sua storia svelando l’inganno della serva. Il re dichiara a morte la moglie e sposa Zoza.
Il Pentamerone: da Croce a Garrone
“Lo cunto de li cunti“, come le fiabe narrate al suo interno, è stato tradotto più volte e seguito da adattamenti teatrali e cinematografici.
Benedetto Croce realizza la prima traduzione nel 1924 denominata “Pentamerone“; testo da cui seguiranno i primi studi del Novecento sul Cuento.
Altre traduzioni vengono realizzate dallo scrittore contemporaneo Gaetano Corrado e dal discendente Domenico Basile.
“Lo cunto de li cunti” è stato oggetto d’ispirazione per autori teatrali e cinematografici. Risale, ad esempio, al 1967 il film “C’era una volta” che narra le vicende di una giovane napoletana, Isabella Candeloro, molto brava in cucina, interpretata dalla splendida Sophia Loren.
È invece del 2015 la pellicola di Matteo Garrone “Il racconto dei racconti”; anch’esso ispirato ad alcune fiabe narrate ne “Lo cunto de li cunti” di Basile e caratterizzato da un cast ricco di attori magnifici, tra cui Salma Hayek e Vincent Cassel.
Un film pluripremiato che intreccia tre racconti: la cerva, la pulce e la vecchia scorticata. Tre storie i cui personaggi vivono solo due momenti in comune: all’inizio in occasione di un funerale e alla fine, in occasione di un’incoronazione.
Nella pellicola di Garrone è possibile ritrovare almeno tre elementi usati da Basile per tessere la trama della vicenda principale de “Lo cunto de li cunti”:
- l’inizio della storia con saltimbanchi e buffoni fuori dalla corte che a turno si esibiscono dinanzi ad una donna con l’intento di farla sorridere
- La presenza di vecchie orribili; nel libro prendono le vesti delle novellatrici mentre nella pellicola di Garrone diventano le protagoniste di una delle storie raccontate
- Il matrimonio mancato: se nel libro si tratta del matrimonio mancato tra Tadeo e Zoza che genera il seguito dell’opera, nel film di Garrone il matrimonio mancato è quello tra la principessa Viola e un tanto atteso principe azzurro
Continua a seguirci per conoscere altre curiosità legate ai patrimoni della cultura Campana e in attesa di rivederci presto ti facciamo i nostri più cari auguri di buona Pasqua.