Il Giardino della Minerva è uno dei luoghi più affascinanti di Salerno. La sua struttura a terrazze e la tranquillità che vi si respira ne fanno uno dei luoghi più suggestivi del centro storico. Non si tratta però di un semplice giardino. Infatti è considerato l’antesignano degli orti botanici europei; ancora oggi conserva l’organizzazione scientifica messa a punto dal suo ideatore. Ma scopriamo insieme di cosa si tratta.
Breve storia del Giardino della Minerva
A partire dal XII sec questa zona appartenne ai Silvatico, famiglia molto influente sia presso la corte federiciana che quella angioina. Tra il XIII e il XIV secolo visse Matteo Silvatico: medico della Scuola Medica Salernitana e grande conoscitore di specie vegetali usate per preparare medicamenti. Fu uno dei medici più in vista della sua epoca e re Roberto d’Angiò lo volle a Napoli come medico personale. Qui conobbe Boccaccio che a lui dedicò la decima novella della quarta giornata del Decamerone.
La famiglia Silvatico risiedeva nel palazzo accanto e nel 1666 vendette tutta la proprietà a Diego del Core. Diverse furono le modifiche apportate nei secoli successivi e quello che nacque come un orto scientifico gradualmente perse il suo ruolo per soddisfare esigenze decorative e paesaggistiche.
Nel secolo scorso il Giardino della Minerva era di proprietà del Prof. Capasso che nel dopoguerra lo donò all’Asilo di Mendicità. Dopo anni di abbandono, a partire dal 1991 fu messo a punto un progetto di restauro e recupero. Tali interventi hanno permesso di rintracciate le mura cittadine su cui poggia la scala pergolata e l’antico piano di calpestio posto 2 metri sotto quello attuale. Inoltre è stata recuperata l’antica sistemazione scientifica delle piante mediche.
Il giardino dei semplici
Il Giardino della Minerva è costituito da 5 terrazze collegate dalla scala pergolata. La prima terrazza è la più ampia e la più antica. In essa sono riorganizzati i cosiddetti “semplici”: sostanze derivate da piante utilizzate per la preparazione di medicamenti. La sistemazione rispecchia le teorie di Matteo Silvatico riportate in “Opus Pandectarum Medicinae”, o più semplicemente Pandette. Si tratta di un testo che cataloga e descrive minuziosamente tutti i semplici di origine vegetale.
Il parterre è suddiviso in 4 zone in cui le piante sono disposte in forma radiale a seconda del loro effetto e dell’intensità. Tali aree recano il nome dei 4 elementi: terra, fuoco, acqua e aria. Inoltre sono intervallate da viali che recano il nome delle qualità degli elementi: secco, umido, caldo e freddo. Ma cosa ha a che vedere la teoria degli elementi con i semplici? Scopriamolo insieme.
Dottrina terapeutica dei quattro umori
La dottrina terapeutica poggia le basi sulla teoria di Pitagora da Samo perfezionata nel VI sec. a. C. L’universo è costituito da forze che sono in armonia tra loro e la minima variazione può generare disequilibrio. La vita si basa sui 4 elementi che seguono lo stesso criterio di equilibrio instabile. Ai quattro elementi corrispondono i 4 umori di cui è costituita la materia umana anch’essi in equilibrio tra loro: flemma, bile gialla, bile nera e sangue.
Ogni umore, e di conseguenza ogni elemento, ha delle qualità: il flegma freddo e umido, il sangue è umido e caldo, la bile gialla è calda e secca, la bile nera è secca e fredda. Se uno dei quattro tende a sopraffare il suo opposto determinerà la malattia. Il medicamento dovrà agire sull’umore/elemento penalizzato in modo da riappianare l’equilibrio. Organizzando i semplici in base all’azione che producono sugli umori e sulle loro qualità rende la produzione del medicamento un atto estremamente scientifico, e non puramente empirico.
Il Giardino della Minerva oggi
Oggi vi sono coltivate una moltitudine di specie le cui caratteristiche sono individuabili attraverso un comodo sistema QRcode. La naturale umidità è coadiuvata dall’apporto idrico artificiale. Già Matteo Silvatico finanziò la costruzione di un acquedotto che alimentava la sua proprietà e quelle dei suoi vicini.
Lo sviluppo verticale consente la distribuzione dell’acqua per gravità: nella terrazza più alta vi è una fontana che costituisce il punto di partenza. Grazie a piccole cisterne e canali in pendenza scavati nelle pareti rocciose e nei pavimenti delle terrazze, l’acqua raggiunge tutte le piante. Essa, inoltre, alimenta varie fontane tra cui quella della Gorgone e la peschiera del primo livello.
La bellezza del paesaggio che si gode dal Giardino della Minerva, il verde lussureggiante e il gorgoglio costante dell’acqua donano magia a questo luogo: il visitatore è immerso nella natura ed avvolto dalla serenità che essa genera, in un’atmosfera quasi surreale.
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