L’arte del Pulcinella senza maschera.
In questo tempo di quarantena abbiamo scelto di dedicare parte del nostro tempo libero alla riscoperta dei film che hanno fatto la storia della commedia italiana. Oggi parliamo di Massimo Troisi: dell’attore e del regista che ha portato la napoletanità fuori dai confini regionali e delle sue pellicole, legate a posti di Napoli e a luoghi comuni che da sempre accompagnano i napoletani e non solo.
Il Pulcinella senza maschera: questione di stile
Massimo Troisi è ancora oggi considerato il terzo comico italiano, dopo Eduardo e Totò, ma perché?
La grandezza di Troisi sta nel portare il suo punto di vista in ogni dove, prima al teatro e poi al cinema.
Un modo di vedere le cose diverso dagli altri: della religione diceva che era vista come una cosa troppo esagerata, della macchina da presa amava la ripresa fissa perché erano gli attori a dover guidare la macchina e non il contrario.
Federico Salvatore, altro grande interprete napoletano, definisce Massimo come ‘il Pulcinella senza maschera’; lui che come Pulcinella è arrivato ovunque, uscendo dai confini di Napoli per assumere vesti francesi, inglesi e altre ancora, solo che Massimo lo fa senza maschera.
Troisi porta la napoletanità ovunque, cercando sempre di allontanare gli stereotipi del napoletano camorrista, latin lover o disoccupato, per divenire semplicemente un giovane della società moderna che vuole vedere, visitare e cercare nuovi stimoli.
In “Ricomincio da tre”, ad esempio, Gaetano lascia Napoli per andare a Firenze e si ostina a ripetere, ad ogni occasione, che non è un emigrante, ma un visitatore.
Ecco, chi lascia il suo paese di origine per andare a vivere altrove non lo fa solo perché sfugge da qualcosa o perché è in cerca di un lavoro; chi si reca in un nuovo paese lo fa anche, e forse soprattutto, per capire che sapore ha la vita in questo nuovo luogo.
A “Ricomincio da tre” sono legati molti luoghi comuni, rimasti impressi nella memoria e nella quotidianità dei napoletani.
Dire, ad esempio . . . “Sembri proprio Robertino” a Napoli significa avere la stessa attitudine del personaggio che in “Ricomincio da tre” era interpretato da Renato Scarpa; il ragazzo complessato che vive con la nonna e che secondo Troisi ha bisogno di una svegliata: “scinn . . . tocc ‘e femmene”.
E ancora: scegliere un nome corto per il proprio nascituro significa indirizzare il bambino verso la via dell’ubbidienza. Sempre in “Ricomincio da tre” Marta e Gaetano discutono su quale nome dare ad un bambino, facendo la differenza tra: Ugo – nome breve e dunque adatto a rendere il bambino pronto a rispondere all’ordine della mamma – e Massimiliano – nome troppo lungo che avrebbe indotto il bambino a non ascoltare le parole della madre.
Chi non ricorda il celebre botta e risposta del film “Non ci resta che piangere”: il frate che ripete per ben tre volte a Troisi la frase: “Ricordati che devi morire” e lui incredulo che gli risponde: “sì, sì, no mo me lo segno proprio . . . non vi preoccupate!”.
I film di Troisi restano impressi nel ricordo dei suoi fans e nella storia della commedia italiana per la genuinità delle sue battute, quella semplicità studiata a tavolino che mira a comunicare un messaggio ben preciso.
Troisi e Napoli: l’uomo, la terra
Quali sono i posti di Napoli e dintorni che compaiono nei celebri film di Troisi?
Cominciamo da “Scusate il ritardo”, il film che più rappresenta l’intimità e la famiglia di Troisi.
Ebbene le celebri scale del film su cui Massimo e Lello Arena hanno passeggiato e girato la scena sotto la pioggia sono oggi dedicate a Troisi e sono visitabili.
Si tratta delle scale site in Via Mariconda nel quartiere di Chiaia a Napoli che nel gennaio 2016 hanno ricevuto la targa dedicata a Massimo Troisi.
Da qui è possibile poi raggiungere siti di estremo interesse e di infinita bellezza, come la Villa Comunale, Via e Palazzo Calabritto, Via dei Mille, la Chiesa di San Giuseppe a Chiaia e la vicina Piazza De Martiri, luogo che l’hanno scorso ha ospitato la troupe della seconda serie evento “L’amica geniale 2, Storia del nuovo Cognome”.
Da non dimenticare Borgo Marinari, luogo in cui sono state girate scene del film “Pensavo fosse amore . . . invece era un calesse”, a ridosso di Castel Dell’Ovo nel quartiere di San Ferdinando.
Ti piacerebbe visitare questi luoghi? Non temere, presto questo periodo di quarantena terminerà e potremo dedicarci alla scoperta dei luoghi più belli e celebri di Napoli.
La Procida de “Il postino“: magia a prima vista
Massimo Troisi e i suoi colleghi scelgono l’isola campana di Procida per girare qui numerose scene del film “Il Postino”.
La tranquillità dei suoi quartieri e la bellezza selvaggia del posto la rendono ferma nel tempo, ecco perché il borgo dei pescatori a Marina di Corricella diventa il luogo principale del set.
C’è poi la spiaggia del Pozzo Vecchio, dove sono state girate le scene con la bellissima Maria Grazia Cucinotta e le scale “a collo d’oca” usate da Troisi per arrivare all’osteria dove incontra e s’innamora della locandiera Beatrice.
A Procida e ai suoi abitanti Troisi sceglie di dedicare l’anteprima del film, per ringraziarli dell’ospitalità ricevuta nei giorni del set.
Procida è un’isola che nel tempo ha saputo mantenere la sua autenticità, fatta di case colorate, borghi semplici e panorami mozzafiato. Non a caso ogni anno ospita numerosi turisti, sopratutto francesi e tedeschi.
Che dire: non appena l’emergenza Coronavirus sarà passata saremo liete di accompagnarti nei luoghi della Campania che vorrai visitare. Intanto approfittiamone per restare a casa e per goderci i film che il grande Massimo ci ha regalato.
E ricorda #andràtuttobene!