seconda parte
Nel precedente articolo abbiamo raccontato alcuni aneddoti su cinque reperti esposti nell’Antiquarium di Pompei. In questo ve ne illustriamo altri cinque.
Istantanea del terremoto del 62 d.C.
Nel 62 d.C., diciassette anni prima della grande catastrofe, la città di Pompei fu colpita da un terremoto. Le scosse furono molto forti e causarono tantissimi danni agli edifici sia pubblici che privati. Le tracce dell’evento sismico erano ancora visibili nel 79 d.C. In molte case, ad esempio, furono realizzate nuove decorazioni sulle pareti danneggiate e alcuni degli edifici crollati erano ancora in fase di ristrutturazione. Una testimonianza dei danni subiti nella zona del foro ci viene data dal rilievo della casa di Cecilio Giocondo, un fantastico bassorilievo in marmo nel quale si riconoscono il tempio di Giove ed un arco colpiti dalle scosse.
Pigmenti in polvere per gli affreschi
Le pareti degli edifici pompeiani erano ricchi di affreschi, la maggior parte dei quali sono visibili ancora oggi. Le decorazioni erano realizzate dal pictor, pittore-decoratore, generalmente aiutato da allievi nelle operazioni più semplici. Accanto al pittore vi era colui che si occupava della produzione dei pigmenti, il cosidetto pigmentarius. Il suo lavoro consisteva principalmente nel ridurre in polvere gli elementi minerali e vegetali utilizzati per ottenere i colori. L’azzurro ad esempio si otteneva da un minerale del rame, il rosso da terre naturali a base di ferro, il bianco dalla biacca o da minerali contenente carbonato di calcio. Il colore polverizzato con l’uso di pestelli, macine e mortai veniva conservato in ciotoline con bordo rientrante.
Un cipresso di oltre 2000 anni
Nel 1989 fu trovato un cipresso lungo le sponde del fiume Sarno. Molto probabilmente era parte di un cipresseto composto da 100 tronchi utile alla produzione di legno. All’epoca il cipresso era molto utilizzato per gli infissi ed i mobili a vista grazie alle sue ottime qualità, quali durevolezza e resistenza alla decomposizione. Il tronco è stato per molti anni custodito nei depositi del sito archeologico. Nel 2020 al fine di esporre il reperto nel nuovo allestimento dell’Antiquarium è stato necessario effettuare un intervento di restauro. Il lavoro è consistito in una pulitura approfondita, un consolidamento superficiale, un trattamento con biocida ed una protezione finale.
Il tesoro di una fattucchiera
Durante i recenti scavi effettuati nella Regio V è stata riportata alla luce una fantastica casa denominata del casa Giardino. Tra i reperti recuperati negli ambienti della dimora vi è una cassetta di legno e metallo all’interno della quale vi erano tantissimi amuleti. Diversi materiali – pasta vitrea, bronzo, osso, ambra- e diverse forme – falli, teste di gorgone, scarabei, anforette- ma un unico obiettivo: difendersi dalle malattie e da ogni male. Una delle ipotesi fatte dagli studiosi è che questi oggetti appartenevano ad una schiava dai poteri taumaturgici che probabilmente indossava questi monili in occasione di rituali magici.
Il primo calco di un cavallo
I calchi in gesso sono di sicuro tra le cose più conosciute di Pompei. All’interno del sito archeologico sono distribuiti diversi calchi delle vittime della catastrofe del 79 d.C. La tecnica fu realizzata per la prima volta dal Fiorelli alla metà dell’800 e consiste nel versare gesso liquido nel vuoto creato dalla decomposizione dei corpi seppelliti durante l’eruzione. Nel 2018 durante una campagna di scavo in un’area al nord di Pompei è stata riportata alla luce la zona di produzione di una villa. In uno degli ambienti adibito a stalla sono stati ritrovati tre cavalli che erano molto probabilmente animali di rappresentanza. Oggi abbiamo la possibilità di vedere le fattezze e la statura dei cavalli grazie al calco ricavato da uno dei tre esemplari, il primo realizzato fino ad ora.
Come accennato all’inizio dell’articolo, questi sono solo alcuni dei reperti esposti. Per vedere con una guida abilitata l’intera mostra contattaci, saremo liete di accompagnarti!