La Sirena Partenope e la fondazione di Napoli

La Sirena Partenope ha fallito, Ulisse è riuscito a resisterle, l’eroe greco, il sagace re di Itaca, non si è fatto sedurre. A niente è valso il canto ammaliante, a niente le dolci melodie delle sue sorelle. Partenope non può che gettarsi in mare e il suo corpo viene trasportato dalle onde fino alle coste campane. Là dove vengono ritrovate le sue spoglie sorge una città: Partenope, detta in seguito Napoli. Tra le versioni che raccontano la nascita della città di Napoli, quella della sirena Partenope è di sicuro la più nota, scopriamo insieme alcuni dettagli del mito.

Il mito della sirena Partenope raccontata ai bambini

La sirena Partenope raccontata da Omero

La sirena Partenope, insieme alle sue sorelle, è protagonista di uno degli episodi più noti che Omero ha narrato nella sua Odissea. Ulisse, durante l’avventuroso ritorno alla sua patria Itaca, incontra la maga Circe che gli preannuncia il pericolo delle Sirene. Si tratta di esseri affascinanti e seducenti capaci di “incantare” con la loro voce tutti gli uomini che passano loro vicino. L’eroe, messo in guardia dal consiglio della maga Circe, si fa legare all’albero maestro della nave e fa tappare con la cera le orecchie al suo equipaggio. Il furbo guerriero greco ascolta così la voce delle Sirene, godendone la bellezza, ma allo stesso tempo riesce ad uscirne incolume e proseguire il suo viaggio.

A questo punto dell’Odissea, Omero continua a narrare le avventure di Ulisse e non aggiunge altro sulle Sirene. Il poeta, non ci descrive né il loro aspetto fisico e né cosa cantano, lasciando quindi, una pagina bianca da poter riempire a proprio gusto.

Il continuo della storia secondo Licofrone

A riempire in parte, la pagina bianca, ci penserà il mitografo Licofrone, nel suo poema intitolato Alessandra. L’autore racconta la prosecuzione del racconto omerico attraverso la voce della profetessa Cassandra, che preannuncia la morte delle Sirene attraverso il Katapontismòs, un salto in mare da una rupe.

Odisseo, ucciderà le tre figlie di Teti, che nel canto seguivano le orme della madre, e che dandosi morte con un salto giù dalla rupe apriranno le ali sulle onde del Mar Tirreno, dove le trascinerà l’amaro filo del fato.

Nel poema le sirene, figlie del fiume Acheloo e di una musa, sono tre: Partenope, Ligea e Leucosia. Il corpo di Leucosia venne trasportato dalle onde presso la città greca di Poseidonia, l’attuale Paestum; quello di Ligea approdò in Calabria ed infine Partenope fu sepolta in Campania, sull’isolotto di Megaride, dove ora sorge il Castel dell’Ovo. In onore della Sirena iniziarono ad essere organizzate le lampadoforie, gare di corsa a staffetta con le fiaccole, generalmente accompagnate da banchetti sacrificali e libagioni di vino.

L’aspetto delle sirene, oggi e ieri

Se oggi si chiede ad un bambino com’è il corpo di una sirena, di sicuro la sua risposta sarà: metà donna e metà pesce. Ma se la stessa domanda l’avessimo fatta alcuni secoli fa la risposta sarebbe stata metà donna metà uccello. L’aspetto della sirena, nel corso degli anni si è trasformato e pian piano c’è stato un passaggio dalla donna uccello alla donna pesce. Osservando, infatti, alcuni reperti antichi come vasi, incisioni e mosaici, noteremo che nella maggior parte delle raffigurazioni, che narrano l’episodio omerico dell’incontro tra Ulisse e le Sirene, quest’ultime sono rappresentate mentre svolazzano sulla nave dell’eroe. Molto probabilmente il cambiamento è avvento nel medioevo ed il corpo della sirena pian piano ha iniziato a perdere le penne ed acquistare le pinne.

La sirena Partenope a Napoli

Passeggiando lungo le strade di Napoli, la città Partenopea, è abbastanza frequente ritrovare qualche opera nella quale compare la figura della Sirena. Una delle rappresentazioni più conosciute è di sicuro quella della fontana in piazza Sannazzaro. In questo bellissimo gruppo scultoreo, realizzato nel 1869, la Sirena è rappresentata nella versione donna – pesce. La bellissima Partenope, con la coda avvolta lungo i fianchi, è posizionata nella parte superiore della fontana, rappresentata nell’atto di stringere una lira col braccio destro, mentre il sinistro è rivolto verso l’alto. Se invece vogliamo vedere la versione della sirena-uccello dobbiamo spostarci nei pressi di Piazza Nicola Amore. Addossata alla chiesa di santa Caterina della Spina Corona c’è una piccola fontana, del 1498, conosciuta come la “fontana delle zizze”.

Fontana della Spina corona, detta anche "Fontana delle zizze", nella quale la Sirena Partenope è rappresentata come metà donna e metà uccello
Fontana della Spinacorona, con l’immagine della Sirena Partenope nella versione antica.

In quest’opera la nostra sirena ha le ali e le zampe d’uccello. Dai suoi seni zampilla l’acqua che spegne le fiamme del Vesuvio, rappresentato ai suoi piedi. In città la bella Partenope, oltre che nelle sculture, compare anche sui muri. Negli ultimi anni, infatti, sono tante le opere di street art, che vedono come protagonista la sirena, come ad esempio la sirena ciaciona di Trallalà e Partenope di Bosoletti, solo per citarne alcune.

Nei secoli, Partenope è stata descritta e raffigurata in modi diversi, ma c’è una cosa che è rimasta costante nel tempo: il suo potere seduttivo, che oggi si può avvertire tra i vicoli della città che ne porta il nome.